Se il clochard è un ex professionista. Dialoghi sulla povertà all'improvviso


Pubblicato il 17.10.2011 in Rete Onds

La visita a "Binario 95", Centro diurno per i Senza Dimora alla stazione Termini di Roma, aperto nel 2006 da Europe Consulting. Non solo accoglienza ma anche un luogo dove è possibile un'analisi spietata e nitida dell'impoverimento globale che sta caratterizzando negli ultimi anni il nostro Paese

Sapevamo che l'immagine bohèmienne del clochard classico, pantaloni rattoppati, barba lunga e fagotti, o quella della bag lady, isolata dal mondo in mezzo alle sue decine di buste colme di niente, sono stereotipi del passato. C'eravamo anche accorti che i senza dimora del XXI secolo, scalavano via via le classi sociali avvicinandosi pericolosamente a quelle medie. Ma basta passare intere mattinate a dialogare con i nuovi barboni in un centro a loro preposto alla Stazione Termini di Roma, per scoprire di parlare con ex dirigenti, professionisti, impiegati statali, ex possessori o affittuari di più che decorose abitazioni al centro della capitale, laureati, diplomati, uomini e donne dalla cultura raffinata. Ecco, questo proprio no, non si pensava di metterlo in conto.

La crisi vista dal marciapiede. È l'icona dell'Italia della crisi, vista dal marciapiede, lo stivale rivoltato che si ritrova senza più welfare, paracaduti sociali, reti che garantiscano l'applicazione della Costituzione. Il sistema tricolore che getta per strada intere famiglie, mette in fila alla Caritas o a Sant'Egidio padri, madri e figli, che distribuisce sempre più tessere ai dormitori per indigenti e pacchi ai centri alimentari. La si può osservare in tante sue sfaccettature a "Binario 95", il Centro Diurno per Senza Dimora aperto nel 2006 da Europe Consulting alla Stazione Terimini di Roma. Oltre a un ospitale ed efficiente centro di accoglienza nato per offrire una casa a chi non ce l'ha nelle ore del giorno, spesso più dure di quelle notturne, "Binario 95" è anche una spietata analisi sociologica, una fotografia nitida dell'impoverimento globale che sta caratterizzando negli ultimi anni il nostro paese.

Chi accoglie il Centro.
 "L'80% delle nostre accoglienze riguarda persone che fino a due anni fa lavoravano - spiega Fabrizio Schedid, coordinatore del Centro che accoglie quotidianamente una trentina di persone, 365 giorni all'anno - l'idea del clochard che un giorno sceglie di lasciare sicurezze e andarsene per strada è una leggenda. Ci capita di accogliere ufficiali di Guardia di Finanza, medici, agenti assicurativi, operai specializzati, il senza fissa dimora è in tutti i sensi uno come me, come noi, che vede saltare una a una tutte le protezioni". 
Mario, 42 anni, odontotecnico prima e metalmeccanico poi, ha saputo un giorno di essere finito nella lista degli esuberi della azienda presso cui lavorava da una decina di anni. Nel giro di poco tempo si è trovato licenziato e quando sono finiti i soldi per l'affitto, la padrona di casa lo ha messo fuori. "Mia madre è in un ospizio, mio fratello, in Irlanda con la famiglia, papà è morto anni fa - racconta -, siamo arrivati a Roma dal sud negli anni '70, una piccola famiglia senza molti legami. E dal giorno alla notte, mi sono ritrovato su una panchina di una stazione di provincia, lontano da sguardi indiscreti". 

Quando a rischio è la dignità.
 Così, per tre lunghissimi mesi in cui perdi molto e metti a rischio la tua stessa dignità, "ti vergogni ad andare in giro, a chiedere a un bar di usare il bagno, di dire a un conoscente: ho fame". La Europe Consulting dopo anni di lavoro nel sociale, ha intercettato nuovi bisogni e inedite realtà, mettendo a disposizione un servizio innovativo quanto proficuo. Pensare di fornire una casa a chi non ha dimora tra le 09.00 - quando gli ostelli finiscono la loro funzione - e le 17, è un'intuizione senza dubbio felice. "Quando si pensa ai senza fissa dimora - di nuovo Schedid - si immagina che il loro problema principale sia il letto. Certo, un giaciglio è fondamentale, ma bisogna tener presente che durante il giorno queste persone vagano per la città senza un luogo dove poter lavarsi, cambiarsi, ripararsi da caldo o freddo, leggere, scrivere, insomma sostare". "Binario 95" è tutto questo. 

"Il patto con gli ospiti".
 "Ma è anche un patto con ogni singolo nostro ospite - tiene a precisare Luca Bernuzzi, un giovane operatore del centro - . Quando vengono da noi, ci sediamo a parlare e decidiamo assieme un programma. Noi forniamo molti strumenti al di là della semplice accoglienza  quali computer online su cui cercare impiego, laboratori di scrittura, teatro, cucina, offriamo ogni tipo di consulenza, prepariamo a prendere la patente, c'è una biblioteca, un'emeroteca, il cineforum, tutto perché la persona possa trovare o ritrovare stimoli e non si lasci andare nel vortice della disperazione". Non si tratta di terapia occupazionale, ma di un lavorio incessante su materiale umano, nella certezza che ogni uomo, ogni donna, per quanto disperato, abbia enormi potenzialità. Una filosofia più che un approccio, ben spiegato da Daniele, un ospite quarantenne, membro della redazione di Shaker, il foglio di "Binario 95". 


Autore: LUCA ATTANASIO
Fonte: La Repubblica

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