Un milione di persone vittime della tratta ogni anno nel mondo


Pubblicato il 18.10.2005 in News Sociale

L'80% sono donne e bambini, trafficati nell'industria del sesso, ma anche nel lavoro domestico, nei campi o in fabbrica. Il rapporto della commissione di esperti dell'Ue

La tratta è definita dal protocollo Onu di Palermo come il reclutamento e il trasferimento coercitivo di una persona a scopo di sfruttamento sessuale, lavoro forzato, schiavitù, asservimento o prelievo di organi. Si apre con un intero capitolo dedicato alla definizione del fenomeno il rapporto del Gruppo di esperti dell'Unione Europea, consegnato oggi a Roma nella sua versione italiana a Franco Frattini, Commissario europeo per Giustizia, libertà e sicurezza. La distinzione tra tratta (trafficking), finalizzata alla riduzione in schiavitù, e traffico illegale di persone straniere (smuggling) è necessaria. A livello politico per favorire cooperazione giudiziaria e armonizzare regole e definizioni dei reati in ambito europeo. A livello operativo per garantire alle vittime la dovuta tutela dei diritti fondamentali. "La centralità dei diritti della persona è una priorità strategica - sostiene Elisabetta Rosi (componente del Gruppo di esperti) - per proteggere le vittime e scardinare le organizzazioni criminali". Che la repressione non sia sufficiente lo sottolinea anche Isabella Orfano (componente del Gruppo di esperti), secondo cui "la maggior parte degli Stati membri non dedicano abbastanza risorse all'assistenza delle vittime, negando di fatto i loro diritti". Il commissario Frattini propone una politica che vincoli all'impegno nel contrasto della tratta la concessione di aiuti ai Paesi di origine, garantisca assistenza alle vittime e prevenzione, lotti contro le organizzazioni criminali attraverso accordi tra le Polizie degli Stati membri e potenziamento di Europol. Grazie alla collaborazione tra polizia italiana e bulgara, sono stati arrestati nel 2005 57 cittadini italiani e bulgari, colpevoli di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani. Tra i trafficati molte ragazze costrette a prostituirsi, ma anche un bambino neonato venduto ad una coppia italiana per 10.000 euro e diversi uomini sfruttati nel lavoro dei campi. Le vittime della tratta non finiscono soltanto nell'industria del sesso, ma anche nei canali del lavoro coatto. Lavoro domestico, agricoltura, tessile, accattonaggio.

"Per questo i servizi e la legge si devono adeguare - sostiene Orfano - interpretando in senso esteso l'articolo 18 del Testo Unico sull'Immigrazione del 1998". Quell'articolo prevede infatti il rilascio di un permesso di soggiorno speciale per le vittime della tratta, indipendentemente dalla loro  collaborazione con gli inquirenti. Il permesso permette l'emergere di situazioni clandestine e assicura un sostegno alle vittime e un loro possibile reinserimento, il permesso può essere convertito per motivi di lavoro o di studio, oltre che un rimpatrio volontario. Il modello italiano costituisce un riferimento in Europa e contiene in sé molte delle 132 raccomandazioni con cui si conclude il rapporto. All'Ue viene chiesto di garantire alle vittime un periodo di riflessione, la concessione di un permesso di soggiorno, assistenza sociale, protezione, inclusione sociale o possibilità di rimpatrio assistito. Contro i trafficanti: repressione attraverso una maggiore cooperazione giudiziaria in ambito europeo e la confisca dei proventi dei reati per assicurare un risarcimento alle vittime. Raccomandata anche più formazione per gli operatori, e maggiori controlli amministrativi. Per Livia Turco - madrina dell'articolo 18 - : "La legge c'è ed è buona, occorre però applicarla in modo pieno, partendo dal riconoscimento della dignità della persona e facendo sistema, per questo occorre un soggetto istituzionale che coordini ed integri i piccoli progetti territoriali". Tuttavia una più capillare e integrata applicazione della legge pare poco probabile a medio termine - come sottolinea Aurora Tesio, Assessora alle pari opportunità della Provincia di Torino - visti i recenti tagli al Fondo sociale e agli Enti locali.

 


Autore: Gabriele Del Grande
Fonte: Redattore Sociale