Sportello unico? “Problemi raddoppiati”


Pubblicato il 28.07.2005 in News Sociale

Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna denunciano confusione di competenze, problemi di gestione e organico ridotto.

La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna, che chiedono l’apertura di un confronto a livello territoriale su un tema preciso: l’avvio degli “sportelli unici”, come previsto dal regolamento attuativo della Bossi-Fini, “sta creando gravi problemi sia per quanto riguarda gli immigrati e i datori di lavoro, che devono presentare la domanda di regolarizzazione, sia per quanto riguarda i lavoratori degli uffici interessati” spiegato i sindacati; “la mancata individuazione di una responsabilità unica nella gestione degli sportelli fra ministero dell’Interno e ministero del Lavoro – aggiungono –, non permette una definizione certa e puntuale delle competenze necessarie al loro funzionamento”. Premesso che lo sportello è sempre presso la Prefettura, “si è trovato il compromesso di assegnarne la responsabilità in una parte delle province alla Prefettura stessa (Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini), nell’altra agli uffici del lavoro (Bologna, Modena, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna): scelta che non risolve alcun problema, ma anzi li aumenta”. Perché il risultato, dicono Cgil, Cisl e Uil, “è spesso una confusione di competenze e di responsabilità, sia nella gestione, sia nel passaggio delle responsabilità dalle Questure alla nuova situazione. Le frizioni non risolte a livello centrale si sono spesso trasferite a livello locale. Così molti sportelli sono di fatto partiti in modo incompleto riguardo al personale, che deve essere trasferito dagli uffici del lavoro oppure riorganizzato presso le Prefetture, senza però che sia stato predisposto alcun piano di riorganizzazione né nell’uno, né nell’altro caso”.
Per i lavoratori degli uffici in questione “le situazioni di disagio sono forti a causa delle nuove competenze che si innestano in un organico già ridotto, con condizioni di lavoro che vanno svolte, per quanto riguarda le Direzioni provinciali del lavoro, fuori dei propri uffici senza una definizione precisa di garanzie e competenze, di adeguata formazione del personale interessato e di procedure chiare di passaggio delle consegne dalle Questure”. E in merito l’annunciato arrivo, da parte del ministero degli Interni, “di 600 lavoratori interinali presso le Questure e le Prefetture della regione – proseguono i sindacati –, in tempi per niente certi, non risolverà comunque la situazione: non è con il continuo ricorso ai precari che si affrontano carenze strutturali”. Cgil, Cisl, Uil regionali, insieme alle organizzazioni di categoria del pubblico impiego, ribadiscono il proprio “no” alle norme previste dalla Bossi-Fini e dal conseguente regolamento attuativo;  ne propongono il superamento “con lo scopo di realizzare una concreta stabilizzazione degli immigrati e favorire la loro positiva inclusione nella società italiana. In questa logica – concludono – , i  rinnovi dei permessi di soggiorno andrebbero delegati agli sportelli degli enti locali, come le procedure dei ricongiungimenti familiari”.

Redattore Sociale


Autore: Cv