Sergio Briguglio risponde in una lettera pubblica a Nichi Vendola


Pubblicato il 08.07.2005 in News Sociale

Cpt necessari? In una lettera al governatore della Puglia, Vendola, Sergio Briguglio risponde alle dichiarazioni di Napolitano e rilancia una proposta di alternativa ai Cpt: ''Graduare le sanzioni sulla base delle infrazioni commesse''

Sergio Briguglio, esperto di immigrazione in Italia, risponde in una lettera pubblica a Nichi Vendola alle dichiarazioni rilasciate da Napolitano in un intervista al Corriere della Sera. Smentisce il fatto che senza cpt l'Italia non avrebbe potuto entrare nel sistema Schengen e rilancia una proposta alternativa ai cpt: "Graduare le sanzioni sulla base della gravità dell'infrazione commessa".
Dottor Briguglio, in cosa consiste la sua proposta di modifica del Testo Unico in merito all'utilizzo dei cpt?
“La finalità della detenzione degli stranieri nei cpt è quella di renderne possibile l'effettivo rimpatrio qualora questo non sia immediatamente effettuabile, nella maggior parte dei casi perché lo straniero è privo di documenti di identità. Con le norme attuali lo straniero non ha nessun interesse ad identificarsi, perché ormai ha perso ogni possibilità di regolarizzarsi e i meccanismi di sanzione del divieto di reingresso tendono, per un certo automatismo, ad essere massimi in ogni caso. Lei capisce che lo straniero che sa di rischiare comunque un divieto di reingresso di 10 anni non ha alcun interesse ad identificarsi e anzi fa della propria clandestinità il suo ultimo paracadute. In questo modo, la distruzione o l'occultamento dei documenti diventano la regola, l'allontanamento è reso estremamente arduo e lo Stato finisce per dover combattere una vera e propria guerra ai clandestini.
Il modo per ovviare a questo stato di cose è molto semplice. Si tratta di graduare le sanzioni sulla base della gravità dell'infrazione commessa. Così, lo straniero che sia trovato sul territorio in condizioni di soggiorno illegale, ma che sia in grado di dimostrare la propria identità (risultando facilmente allontanabile) dovrebbe essere gravato di un divieto di reingresso puramente simbolico; meglio ancora: solo di un'ammenda. L'entità del divieto dovrebbe crescere invece, ma sempre con gradualità, per lo straniero che non risulti identificabile, per il recidivo, per quello che sia da considerare socialmente pericoloso. L'espulsione dovrebbe inoltre avere carattere discrezionale e poggiarsi su una valutazione di tipo soggettivo del Questore sull'inserimento sociale dello straniero”.
Non crede che dover valutare per ogni persona in posizione irregolare la sua posizione soggettiva finirebbe per rallentare ulteriormente le pratiche in un sistema, il nostro, già di per sé lentissimo?
“No, non lo credo per due motivi. Il primo è che se allo straniero convenisse denunciare la propria identità, e per la quale fosse notificata soltanto un'ammenda, sarebbero molte meno le persone da identificare e sulle quali decidere in merito al divieto di reingresso sul territorio. Il secondo è che nell'ottica di una riforma del Testo Unico le persone presenti in modo irregolare sul nostro territorio sarebbero una minoranza”.
A che cosa si riferisce quando parla di riforma del Testo Unico?
“Parlo della necessità di cambiare il meccanismo che regola gli ingressi sul territorio e che è il vero nodo della questione. Inutile criminalizzare gli irregolari se la Legge impedisce loro di regolarizzarsi. I due ostacoli da superare sono le modalità di ingresso, oggi ottenere un permesso di lavoro è possibile solo su chiamata nominativa, e le quote. Dobbiamo superare le quote e stabilire dei criteri attivi per stabilire i requisiti per gli ingressi. Come possibilità residuale le Regioni potrebbero, nella mia proposta, proporre al governo centrale le loro proposte. Le forze politiche al governo che demagogicamente sparano a zero contro gli immigrati si prendano la responsabilità politica, di fronte alle imprese dei propri territori elettorali, di dire che non vogliono immigrati”.
Ma le Regioni avrebbero il diritto costituzionale di stabilire quote di ingresso sul territorio nazionale?
“No, ma qua si tratterebbe di un parere che le Regioni darebbero al Governo centrale. Dovrebbe poi essere introdotto un permesso di soggiorno per motivo di ricerca lavoro, per coloro che sappiano dimostrare di mantenersi per un certo periodo e di avere un alloggio”.
Torniamo ai cpt. Non mi ha ancora detto se è favorevole ad un loro superamento oppure no.
“Partiamo dal presupposto che dando allo straniero la possibilità di un accesso legale e di una regolarizzazione diminuirebbe drasticamente il fenomeno degli ingressi illegali e dell'over-staing, ovvero di chi permane sul territorio dopo la scadenza di un visto d'ingresso regolare.
Nonostante tutto rimarrebbe comunque una piccola quota di ingressi illegali e di irregolari recidivi. Per queste persone resterebbe necessario l'utilizzo di strutture di detenzione in attesa dell'espulsione, come misura di sorveglianza per la pubblica sicurezza in quei casi, ripeto residuali, di recidiva”.

 

Redattore Sociale


Autore: Gabriele Del Grande