Regioni, ''parere negativo'' sulla Finanziaria


Pubblicato il 14.10.2005 in News Sociale

Un documento illustrato dal presidente Errani alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato evidenzia elementi di crisi e proposte. Emerge un atteggiamento fermo ma collaborativo.

Le Regioni hanno illustrato ieri di fronte alle commissioni bilancio di Camera e Senato la loro posizione in merito alla Legge Finanziaria 2006. Lo hanno fatto nel corso di una giornata convulsa, che ha visto le stesse Regioni interrompere la Conferenza unificata in segno di disapprovazione verso l’atteggiamento del Governo, dopo che nessun esponente dell’Esecutivo aveva dato rassicurazioni circa il reintegro del Fondo sociale nazionale.

Quello illustrato dal Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, alle Commissioni è stato un parere negativo, testimonianza di una forte preoccupazione. Una disamina delle problematiche che rivendica il ruolo degli enti regionali ma antiene uno spirito collaborativo nei confronti dell’Esecutivo, in un momento difficile per l’economia.

“La manovra derivante dal disegno di legge “Finanziaria 2006” – si legge nel documento delle regioni - riduce in termini reali le risorse e presenta aspetti di insostenibilità e di difficilissima realizzazione in quanto: per la spesa corrente al netto del sociale, della sanità e del personale si fa riferimento a riduzioni consistenti (-3,8%) rispetto al 2004; per la spesa di personale si impone una riduzione dell’ 1% sempre sul 2004, che in alcune realtà potrebbe essere conseguita solo con pesanti e irrealistiche diminuzioni delle piante organiche effettive; per la sanità il disegno di legge dimensiona il fabbisogno 2006 ad un importo (circa 90 miliardi) lontano dal fabbisogno reale che è quantificato in 93,2 miliardi - afferma il documento -, ossia le risorse 2005 pari a 89,4 miliardi incrementate del 4 %, percentuale che tiene conto dell’aumento dei costi per l’erogazione dei LEA, ivi compresi gli accantonamenti per i nuovi contratti. Si introduce una quota di finanziamento, 1000 milioni di euro subordinandone la ripartizione a vincoli concessori, che saranno definiti con decreto interministeriale. Rispetto alla spesa prevista nel DPEF 2006/2009 per l’anno 2006 viene operato un taglio di 4,5 miliardi. Inoltre per i deficit pregressi vengono attribuiti solo 2 miliardi, che dovranno comunque essere ripartiti tra le Regioni sulla base delle quote di accesso come finora avvenuto, anziché i 4,5 miliardi quantificati dalle Regioni solo per l’anno 2004. A questo si aggiunge la dilazione a tempo indefinito nella erogazione  delle risorse per la sanità relative agli anni 2002, 2003, 2004 e 2005, pari a 12,7 miliardi”.

A queste macropenalizzazioni - prosegue il documento - si aggiungono, sia a seguito di misure adottate con la finanziaria 2006 che per il mancato accoglimento in passato di emendamenti proposti dalle Regioni, altre erosioni e perdite di risorse parte delle quali erano già state attribuite alle Regioni e già previste nei bilanci(…)”.

Le Regioni riconoscono che “il Disegno di legge finanziaria si inserisce in un contesto generale caratterizzato da una situazione economica e finanziaria difficile a causa degli squilibri di finanza pubblica, della caduta di competitività del sistema produttivo e di bassi livelli di crescita” e che “Il DPEF 2006-2009 aveva già tracciato il percorso per ritrovare gli equilibri finanziari concordato con l’Unione europea, per rilanciare la crescita e assicurare aiuto alle famiglie più svantaggiate”.

“Le Regioni e le Province autonome - si legge - consapevoli della necessità di rilanciare l’economia e di riequilibrare la finanza pubblica, nel sottolineare in particolare la necessità di promuovere politiche di sostegno per lo sviluppo del Mezzogiorno, vogliono essere riconosciuti come soggetti attivi nel raggiungimento di questi obbiettivi assumendosi le loro responsabilità”. Di contro le Regioni constatano come “sino ad ora la quasi totale assenza di collaborazione tra Governo e Regioni, non solo ha impedito di fare sistema nel modo stesso di impostare e definire da parte dello Stato questa manovra finanziaria, ma soprattutto compromette gli equilibri dei bilanci regionali rendendoli insostenibili e la stessa agibilità e autonomia delle scelte di governo delle singole Regioni”. Infatti, riguardo al DDL Finanziaria 2006 le Regioni rilevano che, “salvo il recepimento dell’accordo  sul decreto legislativo 56/2000 e l’ampliamento dei margini per le politiche di investimento, le altre richieste regionali non sono state accolte per cui le stesse  ripropongono il confronto sopra indicato nella fase che attiene l’iter parlamentare del disegno di legge”.

“Le Regioni e le Province Autonome, che già negli anni scorsi hanno dato il loro contributo alle politiche di finanza pubblica rispettando il Patto di stabilità – si legge ancora -, nel sottolineare che questo in sintonia con quanto richiesto dall’Unione Europea agli Stati membri deve fare riferimento ai saldi finanziari e non ai tetti di spesa, come peraltro avvenuto fino al 2001, riconfermano la loro volontà di essere parte attiva con lo Stato nell’azione di contenimento del deficit pubblico, e rilevano che il comparto Regioni (sanità inclusa) Enti locali contribuisce al raggiungimento dell’obbiettivo di riduzione dell’indebitamento netto con 5,6 miliardi di riduzioni di spesa su 11,5 miliardi pari al 49 per cento circa. Su tali questioni le Regioni e le Province autonome presentano specifici emendamenti al DDL Finanziaria 2006”.

Sempre nel documento, si legge che “le Regioni in uno spirito di leale collaborazione interistituzionale nell’esclusivo interesse del Paese intendono contribuire a evitare conflittualità e rivendicazioni astratte di poteri, senza per questo rinunciare alla propria ‘sovranità’, allo scopo di realizzare i piani di investimento e riequilibrare la finanza pubblica in coerenza con gli obiettivi europei. Le Regioni sono disponibili a discutere il modello di governo della spesa e a fare la loro parte, ma non a subire limitazioni indiscriminate e specifiche delle politiche di spesa”.

“Per questo le Regioni in vista dell’esame parlamentare e dell’annunciata volontà del Governo di presentare un maxi emendamento di modifica chiedono al Governo e al Parlamento di  aprire un effettivo confronto per giungere alle modifiche da esse ritenute necessarie alla manovra e si dichiarano pronte a governare la spesa pubblica in funzione degli obbiettivi europei.

In particolare le Regioni e le Province autonome, qualora si verifichino le positive convergenze auspicate si dichiarano pronte, a concordare con il Governo: chi fa cosa per evitare sovrapposizioni dispendiose; partecipare all’azione di governo della spesa corrente modificando i vincoli del Patto di stabilità; aprire a tale scopo un “Tavolo” Governo - Regioni - Enti locali per attivare azioni concrete di contenimento di alcune tipologie di spesa”.

Le Regioni quale proprio contributo alla definizione delle strategie finalizzate allo sviluppo indicano al Governo e al Parlamento tre grandi linee di intervento: “Innovazione e formazione per alimentare la competitività del Paese nel quadro degli obiettivi definiti a Lisbona; Territorio e ambiente (vengono individuate tre priorità: Casa, TPL Aria, Infrastrutture. Le Regioni propongono di fare insieme allo Stato e agli Enti locali piani comuni di interventi e sono disponibili per questo ad aggiungere risorse proprie a quelle stanziate dalle altre Istituzioni); Welfare”. In quest’ultimo caso, per le Regioni “occorre innanzitutto il reintegro dei 500 milioni sul Fondo sociale nazionale 2005. Per la sanità - è scritto nel documento - le Regioni non intendono aprire un contenzioso sul fabbisogno 2005 purchè il fabbisogno 2006 sia quantificato prendendo come base 2005 il totale concordato di 90 miliardi (88+2) e venga assicurato un incremento del 4% di tale base. Inoltre le Regioni chiedono che venga chiusa la sottostima del 2004 aggiungendo 4,5 miliardi.

“Per i motivi sopra esposti - si afferma in conclusione nel documento - le Regioni e le Province autonome esprimono parere negativo”.

 


Fonte: Redattore Sociale