Quanto si spende in Italia per la spesa pubblica e come si devono indirizzare le politiche sociali del paese


Pubblicato il 22.09.2005 in News Sociale

Presentata a Roma la bozza del primo Rapporto di monitoraggio sulle politiche sociali del Ministero del Welfare. Circa 8 miliardi la spesa dei Comuni, il 17,5% delle uscite complessive.

Domande a cui tenta di rispondere il primo rapporto di monitoraggio delle politiche sociali del Ministero del Welfare, presentato oggi a Roma e anticipato online nei giorni scorsi sul sito del ministero. La riforma del titolo V della Costituzione ha modificato le competenza in materia di politiche sociale, spostando la titolarità della gestione diretta dei servizi sociali alle Regioni, per quel che riguarda la produzione di norme, e agli enti locali, per la concreta gestione dei servizi. Un cambiamento importante che, come spiega lo stesso Ministero del Welfare - a cui spetta la definizione degli standard di soddisfacimento dei diritti sociali –,  lo ha spinto ha rafforzare le attività di monitoraggio e valutazione. Con questo obiettivo ha avviato nel corso del 2004 un’osservazione della spesa sociale mirando a realizzare, entro i prossimi due anni, una banca dati sul sistema dei trasferimenti economici di natura assistenziale, e un’indagine sulla spesa sociale dei comuni, in partnership con Istat, Ministero dell'economia e delle finanze e Regioni. Ne è nato questo rapporto, frutto del lavoro di un gruppo interistituzionale costituito presso la Direzione Generale per la gestione del  Fondo nazionale per le politiche sociali e monitoraggio della spesa sociale, che analizza l’insieme delle prestazioni sociali erogate in Italia tra il 2000 ed il  2004.

In particolare questa prima parte dello studio prende in considerazione le classificazioni statistiche italiane ed europee e la distinzione normativa tra previdenza ed assistenza, l’evoluzione del contesto istituzionale italiano e la rete dei servizi sociali territoriali e le trasformazioni socio-demografiche italiane, lasciando ad una seconda parte (pronta ad ottobre) una più dettagliata analisi quantitativa delle prestazioni per ciascuna area di intervento (famiglia, anziani, disabilità ecc.). Tuttavia qualche dato è già possibile valutarlo: la spesa dei Comuni è stata nel 2003 di circa 8 miliardi il  17,5% della spesa complessiva sostenuta dagli enti locali. Lo Stato concorre trasferendo risorse sia attraverso il Fondo nazionale per le politiche sociali (nel 2003 il finanziamento era di circa un miliardo) sia attraverso i trasferimenti ai bilanci comunali da parte del Ministero degli interni (44.500.000 euro al 2003). Altre risorse arrivano ai Comuni dalle Regioni che utilizzano i propri fondi sociali regionali, costituiti tanto da risorse trasferite dallo Stato  quanto da risorse propri; infine gli enti locali finanziano le prestazioni grazie alle tasse e ad altre risorse (vedi tabella allegata). Il sistema di erogazione, così come strutturato, appare complesso; redattore Sociale ha affidato l’analisi del rapporto a due esperti: Emanuele Ranci Ortigosa, presidente dell’Irs e Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan (vedi lanci successivi).

“Il rapporto nasce dall’esigenza di una raccolta più razionale sul tema. – sottolinea Sonia Prevedello, coordinatrice tecnica del gruppo di lavoro e direttore generale per la gestione del Fondo nazionale per le politiche sociali e monitoraggio della spesa sociale del Ministero - Il Ministero del Welfare realizza già un rapporto sulle politiche del lavoro; non c’era nulla invece sulle politiche sociali. In questo ambito esistono moltissimi dati ma mai lavorati e sistematizzati”.  L’ esigenza era dunque quella di arrivare ad un sistema integrato capace di dare supporto alle istituzione, in particolare al Ministero del Welfare per arrivare alla definizione dei Lea “in modo più consapevole”. “Si tratta di una prima bozza, dei un numero zero, - spiega Sonia Prevedello - ma abbiamo voluto  subito aprirci al confronto con chi utilizzerà questi dati per avere suggerimenti e arricchimenti. In questa prima fase si è molto puntato l’attenzione sulla parte più metodologica, mentre entro ottobre si avrà il quadro completo della parte quantitativa. Per la prima volta inoltre è stata avviata un’indagine censuaria di prestazioni, utenti e spesa in tutti i comuni italiani. E’ questa una delle novità del rapporto. Il grande cambiamento nelle politiche sociali è dato dalla riforma del titolo V della Costituzione che di fatto sposta la titolarità degli interventi sugli enti locali, che decidono cosa e come fare sin base ad una verifica dei bisogni. Dopo l’indagine pilota dello scorso anno, quest’anno in collaborazione con Regioni, Istat, Ministero dell’Economia abbiamo avviato un censimento della spesa sociale dei comuni, per capire qual è il fabbisogno economico e come gli enti provvedono”.

Il rapporto dedica la terza parte all’analisi del contesto sociale a cui si indirizzano le politiche, focalizzando l’attenzione sui cambiamenti della struttura socio-demografica della popolazione e sui bisogni emergenti. I dati sono noti, provengono da fonti ufficiali (Istat, Inps, Banca d’Italia, Ministeri) e fotografano una società caratterizzata da una popolazione che invecchia con problemi di non autosufficienza, da struttura familiare in trasformazione (aumentano i single, si riducono le famiglie numerose), con circa 2 milioni di stranieri residenti e quasi 7 milioni di cittadini con una qualche forma di disabilità, il 13% della popolazione (dati al 1999-2000), oltre a 6,7 milioni di poveri (dati al 2003). Dati che dovrebbero dare al Ministero un orientamento preciso, come sottolinea Sonia Prevedello.  “I tipi di intervento, da qui in avanti, dovranno avere un occhio di riguardo per anziani e minori”.

Redattore Sociale


Autore: Cch

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