Povertà ed esclusione sociale delle donne sono una violazione dei diritti umani


Pubblicato il 13.10.2005 in News Sociale

Lo ribadisce la relazione su donne e povertà nell’Unione europea votata oggi dal Parlamento europeo e presentata da Anna Zàborskà, socialista slovacca, che solleva anche il problema della disparità dei salari e dell'occupazione tra uomini e donne.

Le donne - ha evidenziato la slovacca all’Ue - guidano l'85% delle famiglie monoparentali e rappresentano i 2/3 della popolazione di età superiore ai 65 anni: “Entrambi questi gruppi patiscono in modo particolare la povertà”. Il Parlamento europeo sostiene che la povertà si manifesta in diverse forme: “la mancanza di reddito e di risorse produttive, la fame e la malnutrizione, la cattiva salute e la mancanza di un alloggio. Essa è anche caratterizzata dalla mancanza di partecipazione al processo decisionale e alla vita civile sociale e culturale”. Quindi per i deputati “sono le situazioni di estrema povertà che conducono alla tratta delle donne, alla prostituzione e alla violenza”. Perciò, chiedono che si tenga conto di tutte queste conseguenze nell'Agenda della politica sociale. Il Parlamento ricorda poi che le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Barcellona impegnavano gli Stati membri a rimuovere gli ostacoli alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Inoltre occorre garantire, entro il 2010, un'assistenza all'infanzia per almeno il 90% dei bambini di età superiore ai 3 anni e almeno del 33% per  quelli di età inferiore ai 3 anni. I deputati ritengono quindi che, per realizzare tali obiettivi, le autorità nazionali, regionali e locali dovrebbero potenziare il loro contributo finanziario per creare servizi per l'infanzia “di elevata qualità a prezzi accessibili”. A subire “un doppio trattamento discriminatorio a causa del sesso, dell'origine e della religione” sono le donne appartenenti a minoranze etniche e religiose. “A volte per questo non riescono a trovare un lavoro, altre volte sono costrette a lavorare illegalmente senza assicurazione sociale e in condizioni di lavoro atroci. Pertanto è chiesto all'Esecutivo e agli Stati membri di registrare i casi di donne che appartengono a gruppi minoritari e che lavorano senza assicurazione sociale e senza diritti pensionistici, aiutandole così ad inserirsi agevolmente nel mercato del lavoro”.

Tuttavia i deputati ritengono che l'Unione europea “non abbia trattato adeguatamente la questione della femminilizzazione della povertà”, quindi chiedono di adattare il quadro operativo dell'Agenda sociale alle esigenze delle donne che versano in stato di povertà, così da rendere possibile il partenariato. Inoltre il Parlamento riconosce “il rapporto che sussiste tra la disparità economica, l'assoggettamento femminile, le disuguaglianze tra uomini e donne in termini di accesso all'istruzione, le responsabilità familiari e il mantenimento complessivo di una famiglia”. Pertanto rileva “con indignazione” che, nonostante norme legislative in vigore da decenni, la differenza di retribuzione tra i sessi, nel 2003 ha raggiunto il 15%. Le famiglie a guida femminile guadagnano dal 9% al 26% in meno rispetto a quelle con un capofamiglia maschio. Il Regno Unito è in testa alla classifica (26%), seguito da Svezia (14%), Francia (12%), Paesi Bassi (11%), Germania (10%) e Italia (9%). Infine il Parlamento europeo rileva che nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione “i sistemi di previdenza sociale non tengono sufficientemente conto delle condizioni specifiche delle donne che vivono in condizioni d'indigenza” e invita gli Stati membri “ad adottare misure aggiuntive di sostegno, soprattutto per le lavoratrici madri appartenenti a famiglie monoparentali, sia agevolandole nella ricerca di forme di lavoro ad orario flessibile, sia fornendo loro opportune infrastrutture per la custodia dei bambini”. La relazione chiede quindi agli Stati membri di approntare misure efficaci per favorire la conciliazione tra vita professionale e vita familiare anche per gli uomini e i padri di famiglia, poiché l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro “non è stato accompagnato da un aumento proporzionale dell'intervento maschile nella condivisione delle responsabilità della famiglia”.


Autore: Lab
Fonte: Redattore Sociale