Per i minori italiani il rischio più grande è lo stereotipo.


Pubblicato il 07.11.2005 in News Sociale

L’Istituto degli Innocenti di Firenze presenta i dati del rapporto su bambini e stampa. Meno cronaca e più voce agli esperti, ma non cambia la visione drammatizzata dell’infanzia.

Meno cronaca e più voce agli esperti per descrivere la condizione dei minori italiani, le statistichje al posto della cronaca: i giornali italiani danno spazio a stime e cifre, a volte tra le più strampalate, al punto che un articolo su quattro contiene già nel titolo una esplicita informazione di carattere numerico. Il risultato è comunque un’immagine drammatizzata della condizione di bambini e adolescenti, ''una visione dell’infanzia incupita e assediata da ogni tipo di minaccia, con i ragazzini che avrebbero perso spontaneità e innocenza, quasi impossibilitati a vivere con la levità che spetta ai loro pochi anni”, spiega Alessandra Maggi, presidente degli Istituto degli Innocenti di Firenze, sintetizzando così i risultati del “Rapporto Bambini e Stampa 2005”, che sarà presentato mercoledì 9 novembre a Roma. Uno studio – precisa la Maggi - voluto non certo per “processare la stampa italiana”, ma per aprire un confronto e uno scambio fra giornalisti, operatori sociali, esperti sulla realtà dei minori e “forse…i bambini stessi” su come supportare una migliore informazione. L'analisi individua il modo in cui l'informazione presenta le giovani generazioni, s'interroga sulla qualità della rappresentazione e su quanto questa risulti coerente rispetto ai diritti dei minori, prendendo in esame  5.324 articoli dedicati dai quotidiani italiani ai bambini e agli adolescenti.

E’ ancora la cronaca ad ispirare gli articoli, ma con un calo tra il 2003 e il 2004 dal 71,6% al 68,6% su tutti gli articoli. Diminuiscono anche gli editoriali dall’11,3% al 9%, mentre aumentano le interviste a esperti e personalità (dal 5,7% all’8,5%) e gli articoli che presentano ricerche, indagini, inchieste e i  risultati che se ne ricavano (dal 10,9% al 12,9%). Salute, violenze sui minori, diritti dei bambini, scuola ed educazione, famiglia: i temi ricorrenti. In testa il tema della salute dei bambini, che raccoglie da sola 972 articoli, pari al 18,3%. Seguono le violenze sui minori (663 articoli, pari al 12,5%), la famiglia (634 articoli, pari all’11,9%), la scuola e i servizi educativi (12,1%) e bambini adolescenti e mass media (7,6%). 

“I bambini italiani sono sempre, per definizione, i bambini più a rischio”, sottolinea il rapporto, e paradossalmente risulta migliore il quadro dei bambini del resto del mondo (del terzo mondo). Ma a rischio di che? La lista  comprende depressione, stress e ansia (24 articoli), fattori ambientali (in particolare: inquinamento) (20), stili di vita e comportamenti (16), alimentazione (16), aborto e nascita(10). Ne sono un esempio alcuni titoli:i “Allarme baby-depressione: già colpiti prima dei dieci anni”, “Adolescenti italici soffrono di depressione il doppio dei loro coetanei nel mondo” oppure “Europa, sono italiani i ragazzi meno depressi”. Diversi giornali  tra cui Il Messaggero, Avvenire, Il Giorno citano anche le cifre precise: 27,5% di adolescenti colpiti dalla depressione in Italia contro il 13% nel resto del mondo. “Come si faccia a misurare la depressione dei bambini nel mondo è in verità cosa che sembrerebbe appartenere più alla divinazione astrale che alla ricerca sociale ed epidemiologica”, commentano gli osservatori. “I numeri e le statistiche vengono impiegate a volte in modo disinvolto e acritico, senza sufficienti verifiche sulle fonti e sull’attendibilità. – sottolinea la presidente Maggi - Così quelli che dovrebbero essere strumenti per eccellenza scientifici non sempre portano concreti contributi di conoscenza e finiscono magari per supportare generalizzazioni non confermate da dati e statistiche ufficiali”.

Anche rispetto alle altre tematiche la situazione non cambia: “intensivo” l’uso della parola “rischio” che ricorre in 54 titoli e i rischi,di ogni genere, vengono presentati molto peggio, molto più infidi e pericolosi delle malattie. Tra le malattie i titoli negativi sono il doppio di quelli positivi (38 a 18), ma negli articoli dove si parla di rischi sono ventidue volte: ben 45 a 2. Qualche esempio? “Bambini timidi più a rischio di diventare adulti ansiosi”, ancora “Scuole a rischio, Campania al top”, “Patentino, due ragazzi su tre rischiano 500 euro di multa”, “Un bambino su tre muore per rischi ambientali”, “I figli delle fumatrici rischiano l'alcolismo”, “I nostri bambini a rischio: uno su tre è soprappeso”. “Alla fine, non si può fare a meno di annotare come, tra i tanti rischi che i bambini correrebbero, ci sia anche quello, vero e documentabile, di venire descritti attraverso stereotipi improntati a una drammatizzazione che ce li allontana piuttosto che avvicinarceli, aumentando i nostri timori e le nostre preoccupazioni, piuttosto che la nostra fiducia e il nostro slancio, verso di loro e quel che rappresentano”, commenta il rapporto. 


Autore: cch
Fonte: Redattore Sociale