Luigi Manconi, Garante dei diritti delle persone private della libertà


Pubblicato il 07.09.2005 in News Sociale

Il Garante dei diritti dei detenuti di Roma denuncia violenze contro un detenuto a Rebibbia Nuovo Complesso. L'episodio sarebbe avvenuto il 3 agosto ad opera di alcuni agenti di Polizia penitenziaria. 

Luigi Manconi, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale presso l’amministrazione comunale  di Roma, denuncia violenze contro un detenuto a Rebibbia Nuovo Complesso: “Ho ricevuto una lettera, firmata con nome e cognome, nella quale un detenuto di Rebibbia Nuovo Complesso denuncia un episodio di violenze a suo danno. L’episodio sarebbe avvenuto nel tardo pomeriggio del 3 agosto a opera di alcuni agenti di Polizia penitenziaria. I dettagli forniti, la ricostruzione offerta, le circostanze e i  particolari sembrano  confermare la veridicità dell’episodio. Ecco una parte della lettera:  “Sono stato (…) condotto in una stanza dove sono stato pestato fin quasi allo svenimento. Appena entrato mi è stato dato un pugno da dietro ed in seguito (…) sono stato preso a calci e pugni sul corpo, malmenandomi anche con l’ausilio della chiave d’ottone con cui aprono e chiudono i cancelli. Dopo una decina di minuti di dato trattamento sono stato rispedito in cella intimandomi di non dire niente a nessuno, pena il trasferimento ad un carcere lontano da Roma. Dopo un lasso di tempo che non saprei decifrare, dato che soffrivo troppo, i compagni di detenzione hanno chiamato l’infermiere vista anche la difficoltà che avevo a respirare. (…) Il dottore mi ha chiesto conto dell’accaduto ed io impaurito, ho dichiarato che ero caduto dalla seconda branda a castello, anche se il dottore stesso ha messo in dubbio la mia dichiarazione, dato che i lividi diffusi su tutto il corpo non erano compatibili con una caduta dal letto”.   

Quell’ “impaurito” deve far riflettere: tanto più se è vero che, nel corso delle settimane successive, il detenuto avrebbe, in qualche modo, “ritrattato”. Ma che  qualcosa di grave sia effettivamente successo quel giorno, è confermato, tra l’altro, dal fatto che la direzione del carcere –  a quanto ho appreso -  ha condotto un’indagine amministrativa interna e ha trasmesso i risultati alla magistratura. Sia chiaro: non intendo in alcun modo generalizzare. Rebibbia Nuovo Complesso è un istituto ben diretto, nonostante la mole di problemi, propri di tutte le grandi carceri delle grandi città. Il corpo di Polizia penitenziaria, d'altro canto, è fatto di migliaia di uomini e donne, impegnati in un faticosissimo lavoro cui provvedono, in genere, con scrupolo e correttezza. Dunque, conclude Manconi, "nessuna generalizzazione e nessuna condanna preventiva. Ma resta tutto il peso di quanto denunciato da quel detenuto: e, di conseguenza, la necessità di accertare la verità dei fatti. E, se i fatti fossero confermati, di assumere tutti i provvedimenti del caso: per evitare che episodi simili possano ripetersi. E’ in gioco la stessa legittimità della pena: solo la più scrupolosa attenzione per i diritti dei detenuti e la tutela della loro incolumità possono rendere credibile la sanzione. Ma è anche in gioco il rispetto dovuto alla professionalità della grandissima parte degli agenti di Polizia penitenziaria, sui quali non può addensarsi un sospetto di abusi e di violenze".

 

Redattore Sociale