L’Italia sta scontando un certo ritardo nella presa di coscienza del suo passaggio


Pubblicato il 15.09.2005 in News Sociale

''Italia in difficoltà nel portare avanti adeguate politiche di integrazione''. L'analisi di Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico immigrazione di Caritas-Migrantes.

"L’Italia sta scontando un certo ritardo nella presa di coscienza del suo passaggio da paese di emigrazione a paese di immigrazione, con difficoltà nel portare avanti adeguate politiche di integrazione”. È l’analisi di Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico immigrazione di Caritas-Migrantes. “Andando al di là delle differenze riscontrabili nei singoli ambiti territoriali, possiamo dire di trovarci di fronte a un’immigrazione consistente nella nostra penisola, caratterizzata da una significativa incidenza sulla popolazione, da una diffusione su tutto il territorio nazionale, anche nei piccoli centri e nelle aree agricole, da un considerevole flusso annuale di ingressi (tanto più se si tiene conto delle regolarizzazioni), da una tendenza all’insediamento stabile e da un fabbisogno molto accentuato manifestato dal mercato del lavoro”, argomenta Pittau, rilevando: “Ciononostante, persiste per la società italiana la difficoltà di accettare il fenomeno nel suo complesso e di conciliare l’attenzione ai nuovi flussi con quella dovuta agli immigrati già soggiornanti. Non si riesce ancora a pervenire a una convergenza condivisa tra i bisogni dei cittadini stranieri e le necessità dei cittadini italiani, anche se sono ormai molti i dati che consentono di andare oltre l’immagine degli immigrati come semplici lavoratori per considerarli invece come membri a pieno titolo di una nuova società che sarà sempre più strutturalmente caratterizzata dalla loro presenza”.

 All’inizio del 2004 gli immigrati regolari in Italia, comunitari e non comunitari, secondo la stima Caritas/Migrantes sono 2.600.000 – ricorda Pittau -, con un’incidenza del 4,5% sulla popolazione, uno ogni 22 residenti. “Per aggiornare la stima all’inizio del 2005, pur in attesa dei nuovi dati ufficiale, si può prevedere ulteriore aumento tra le 100.000 e le 150.000 unità, ipotizzando che circa 70.000 siano venuti per ricongiungimento familiare, circa 30.000 siano nati in Italia da entrambi i genitori stranieri e tra i 30.000 e i 40.000 mila si siano insediati per lavoro, studio, motivi religiosi e ad altro titolo. Alla fine del 2005 si arriverà a raggiungere o superare la soglia di 3 milioni di presenze, tenuto conto che la quota di nuovi ingressi per lavoro è stata di 159.000 unità”, riferisce ancora il coordinatore del Dossier immigrazione, aggiungendo: “Da diversi anni il numero delle persone sposate è maggioritario. Se un tempo venivano uomini o donne da soli, ora si sono fatti raggiungere dalle famiglie e la loro venuta, seppure inquadrata dall’ultima legge sotto il criterio della Provvisorietà, si sta rivelando più stabile che mai. Al censimento del 2001 il 59% dei presenti si trovava in Italia da più di 5 anni. I motivi di lavoro e di famiglia totalizzano il 90% dei permessi. I minori figli di cittadini stranieri, che potrebbero essere attualmente circa 450.000, sono destinati ad aumentare in misura notevole non appena le persone regolarizzate si potranno far raggiungere dalle rispettive famiglie”.

 

Redattore Sociale


Autore: Lab