Le proposte della Fict per una politica delle dipendenze.


Pubblicato il 11.01.2006 in Eventi

''Queste le modifiche allo stralcio di legge''. Tre linee portanti: centralità della persona, ottimizzazione delle risorse (collaborazione sert-comunità) e formazione. 

Nella recente Conferenza Nazionale di Palermo la Fict ha presentato un Documento in cui ha avanzato una serie di proposte migliorative allo stralcio di legge che il Governo è intenzionato a presentare in Parlamento prima della fine della legislatura. Oggi, nel corso della cerimonia per il conferimento del VI° Premio Solidarietà Fict 2005 (andato alla Caritas Italiana), alla presenza del Ministro Giovanardi, la Federazione italiana comunità terapeutiche presenta e illustra proprio il documento dal titolo “Le proposte Fict per una politica delle dipendenze”.

“A Palermo – afferma l’organizzazione - ci siamo limitati ad analizzare i temi oggetto dello ‘stralcio’. In questa sede intendiamo porre l’attenzione sulle linee portanti che, a nostro avviso, devono essere poste alla base di ogni ‘politica delle dipendenze’ attenta ai bisogni della persona.Queste nostre proposte sono il frutto di venticinque anni di quotidiana esperienza di operatori e Centri operativi sparsi sull’intero territorio nazionale, e pertanto provengono da un osservatorio unico per dimensioni territoriali e professionalità degli operatori che lo costituiscono”.

“A nostro avviso – precisa la Federazione - tre sono le linee portanti per una concreta, rispettosa ed efficace azione politica sulle dipendenze: centralità della persona, ottimizzazione delle risorse e formazione degli operatori”. Eccole analizzate.

Centralità della persona. “Porre la persona al centro dell’intervento significa dare preminenza alla dimensione educativa rispetto a quella repressiva – si precisa -. Significa avere come obiettivo ultimo quello di porre la persona nella condizione di non sentire più il bisogno di drogarsi per stare bene, e non accontentarsi di porre la persona nella condizione, sovente ‘forzata’, di non drogarsi. Significa dire no alla droga, a qualsiasi droga, senza distinzione alcuna; ma soprattutto significa essere attenti alla persona che ne fa uso. È partendo da questa convinzione che la Fict, nel Documento presentato alla Conferenza di Palermo, in alternativa alle sanzioni amministrative ipotizza ‘interventi che tengano conto prioritariamente dell’età della persona che trasgredisce’ e propone che ‘per il minorenne sia prevista una progressività di interventi educativi e/o riabilitativi, concordati con un’équipe educativa territoriale che opera in stretta collaborazione con la famiglia’. L’obiettivo ultimo – si spiega - non è punire chi trasgredisce ma, soprattutto se minorenne, fornirgli idonei strumenti di riflessione che ne favoriscano il cambiamento: questo, per noi, significa porre la persona al centro dell’intervento educativo”.

Per la Fict ci sono poi alcune situazioni nelle quali sembra più difficile ‘vedere’ la persona. “Ne citiamo una per tutte: anche il carcerato è persona… La Legge 309/90 prevede la possibilità, per il detenuto per droga con una pena non superiore a quattro anni, di usufruire delle misure alternative. Il citato ‘stralcio’ estende ulteriormente questa possibilità portandola a sei anni. La norma ci trova pienamente d’accordo in quanto mira a porre la persona nella condizione di sostituire una misura repressiva con un percorso educativo. Però c’è un problema: oggi questa norma trova applicazione solo in pochi casi. Perché? Non certo per mancanza di strutture: oggi le Comunità hanno molti posti liberi. Non certo per mancanza di risorse economiche: una persona in carcere costa 300 euro al giorno, in Comunità costa da 40 a 60 euro al giorno. E allora perché solo a pochi viene concessa questa opportunità prevista dalla Legge vigente? Evidentemente ci sono degli ostacoli che ne frenano l’attuazione. Ci piacerebbe conoscerli questi ostacoli, per proporre soluzioni…”

Ottimizzazione delle risorse. “Oggi le risorse umane per far fronte al problema droga sono costituite dalle Forze dell’Ordine per la lotta al narcotraffico e dai SerT/Comunità per l’intervento di recupero – si ricorda -. Per esigenze di tempo e di competenza ci soffermiamo esclusivamente sulle seconde: i SerT e le Comunità. In principio c’erano le Comunità (gestite dal privato sociale), poi sono venuti i SerT (gestiti prima dallo Stato e poi dalle ASL regionali). I rapporti tra queste due risorse sono stati caratterizzati (nel tempo e nelle diverse realtà territoriali) da: ignoranza reciproca, collaborazione occasio­nale, ostilità più o meno esplicita, collaborazione progettuale… Oggi è sentito come indilazionabile il bisogno di sommare le poche forze in campo rafforzando la collaborazione fino a giungere alla piena integrazione dei servizi nella convinzione che tutto il servizio è pubblico e si differenzia solo per la gestione che può essere statale (SerT) o privata (Comunità)”.

“Il risultato di questa integrazione – continua la Fict - non potrà che essere un’accresciuta efficacia degli interventi e, cosa che non guasta mai, una loro maggiore economicità. Un modello concreto e ampiamente condiviso di integrazione dei servizi è delineato nel Documento ‘Alta Integrazione’ elaborato e sottoscritto nel 2003 dalle tre grandi organizzazioni nazionali: FederSerD-Fict-Cnca. In estrema sintesi, questo Documento propone un modello secondo il quale: Sert e Comunità sono realtà che, nel rispetto delle diverse specificità, si integrano per erogare servizi; il dipartimento è il luogo dove i servizi pubblici (statali e privati), in pari dignità, rilevano i bisogni, individuano le risposte, programmano gli interventi e allocano le risorse sulla base del budget assegnato dalla Regione direttamente o tramite l’Asl territoriale”. Per la Fict, “l’ottimizzazione delle risorse passa anche attraverso la programmazione degli interventi frutto del confronto tra gli operatori dei Servizi, di tutti gli operatori statali e privati, operanti all’interno del dipartimento. Ma nessuna seria programmazione può essere fatta senza la disponibilità di risorse certe e adeguate agli interventi richiesti. E qui si apre un problema che non è solo di natura economica: tra una Regione e l’altra vi sono, a volte, diversità tali di budget e di attuazione dell’Atto di Intesa che sembra di essere in Stati diversi. E questo con evidenti danni all’efficacia degli interventi stessi. Senza entrare nel merito delle competenze e delle autonomie di ciascuno chiediamo che si addivenga ad una maggiore omogeneità negli interventi sul territorio nazionale”.

Ancora: “L’ottimizzazione delle risorse ci dice che è meglio, e non solo economicamente, prevenire che curare. Tutti ne siamo convinti, ma una seria prevenzione richiede anche adeguate risorse economiche oggi inesistenti. E infine: l’ottimizzazione delle risorse ci dice che un lavoro fatto a metà cade presto in rovina e che i soldi spesi sono soldi buttati. Ci riferiamo ai percorsi di reinserimento socio-lavorativo delle persone che hanno positivamente concluso il percorso terapeutico-riabilitativo. Oggi questa fase del percorso tende ad allungarsi. Per contro le risorse certe, indispensabili per una seria programmazione degli interventi, sono pressoché inesistenti e si fa affidamento alle risorse occasionali di progetti finanziati ad hoc o elargite da persone o Enti sensibili al problema”.

Formazione degli operatori. È l’ultima linea portante. Afferma la Fict: “Il fatto che il tema della formazione sia posto ora, nella parte conclusiva del Documento, non tragga in inganno: la formazione è il fulcro di ogni seria politica sociale in quanto senza operatori adeguatamente formati non è ipotizzabile un serio intervento educativo”.

Ricordando la propria storia e le proprie iniziative, la Fict ricorda come, ancora oggi, “è l’unica organizzazione nazionale ad avere una Scuola di Formazione altamente qualificata e aperta a chiunque intenda frequentarla”.

“Le normative nazionali e regionali esigono operatori con precise qualifiche professionali – continua -. I SerT e le Comunità richiedono operatori che, oltre al ‘titolo’ accademico, posseggano una specifica preparazione. Sul territorio nazionale mancano, purtroppo, Scuole di Formazione in grado di preparare Operatori qualificati che rispondano a questo bisogno. Chiediamo che l’università inserisca, all’interno dei diversi corsi di laurea, materie miranti all’approfondimento scientifico delle problematiche connesse alla dipendenza da sostanze (dalla chimica delle sostanze, agli aspetti legati alla farmacopea, alla medicina…). L’Istituto Progetto Uomo, per l’esperienza e la professionalità maturata in quasi dieci anni di attività, è una grande risorsa che la Fict mette a disposizione della comunità nazionale”.

Per finire, accanto alle tre linee portanti per una concreta, rispettosa ed efficace azione politica sulle dipendenze, la Fict propon una modalità operativa. “Chiediamo ai legislatori nazionali e regionali, presenti e futuri, di coinvolgere attivamente le organizzazioni degli Operatori presenti sul territorio - tutte le organizzazioni, quelle ‘amiche’ e le altre - ogni qualvolta si accingono ad emanare leggi o a dettare norme in materia di dipendenza da sostanze”.

 


Fonte: Redattore Sociale