Il dormitorio di viale Ortles si trasforma nella ''Casa dei clochard''


Pubblicato il 18.10.2005 in News Sociale

È la novità più importante del Piano freddo 2005-2006: 1.658 posti letto, 8 unità di strada, un centro per straniere e 1.400 sacchi a pelo. 

Lo ha annunciato questa mattina l'assessore ai Servizi sociali, Tiziana Maiolo, in occasione della presentazione del Piano freddo 2005-2006 per le persone senza dimora. "Non sarà più solo un dormitorio, ma un luogo di presa in carico delle persone fragili, per aiutarle a prendere in mano il bandolo della propria vita - ha detto l'assessore -: una vera abitazione dove poter stare per 6-8 mesi, seguiti da gruppi di medici, psicologi ed assistenti sociali, per intraprendere un progetto di reinserimento della società e di avviamento al lavoro. A questo scopo è già stato studiato un corso di formazione in collaborazione con Ibm". Il dormitorio di viale Ortles, che il Comune ha di recente acquistato dall'Aler, dispone di 622 posti letto: 472 "stabili" lungo l'arco dell'anno e 150 per il Piano freddo 2006-2006 (90 in più rispetto all'inverno scorso). " E' abbastanza difficile calcolare quante siano le persone che vivono per strada nella nostra città -ha detto la Maiolo. Stime approssimative parlano di 4mila unità: tra i senza dimora di Milano risultano in aumento le donne e gli italiani (70%), mentre l'età media si sta abbassando".

Operativo dal 15 novembre 2005 al 31 marzo 2006, il Piano freddo per l'inverno alle porte presenta alcune novità. "Il numero complessivo di posti letto è salito a 1658 -ha detto Tiziana Maiolo- e, grazie all'impegno della Croce Rossa le unità mobili di strada sono salite da 6 a 8, di cui una operativa durante il giorno, collegata ad un numero di telefono che raccoglierà le segnalazioni dei cittadini. Il Comune ha poi destinato 80mila euro al Banco alimentare per l'acquisto di un camion refrigerato, che tresporterà cibo nelle strutture di ricovero dell'emergenza freddo. Infine provvederemo alla distribuzione di  1400 sacchi a pelo e inaugureremo un Centro per donne migranti in via Sammartini, intitolato a Fratel Ettore". Anche l'Opera San Francesco, una delle 20 realtà milanesi che collaborano al Piano freddo, ha annunciato il restauro di una struttura rilevata dalle Ferrovie dello Stato in via Calvino, grazie all'aiuto del Comune di Milano: "Dobbiamo superare il concetto di dormitorio -ha detto Padre Clemente, che negli ultimi 5 anni ha dato ospitalità a 4200 persone -: il nostro obiettivo è il reinserimento nella società di queste persone, tra cui ci sono sempre più ex detenuti, ex richiedenti asilo, persone separate e divorziate".

Nonostante gli sforzi del Comune, che quest'anno ha investito nel Piano freddo 757mila euro (132mila più dell'anno scorso), alcune delle associazioni che collaborano con Palazzo Marino mettono in guardia per le possibili emergenze:  "Negli ultimi due mesi abbiamo accolto la richiesta di casa da parte di 300 immigrati regolari e c'è una lista d'attesa di 50 giorni per ottenere un posto in viale Ortles" ha spiegato Giulia Tronchina, coordinatrice del Naga-Har. "E' importante che si arrivi ad un progetto complessivo di accoglienza dei senza dimora -ha detto una operatrice del Servizio Sam della Caritas ambrosiana-. Siamo scorati perché spesso possiamo solo ascoltarli. Sono venute da noi persone costrette a dormire all'aperto, fuori da strutture come la Casa della Carità o l'Opera Cardinal Ferrari, che non potevano ospitarle perché già al completo. Abbiamo cercato ospitalità in altre strutture di città come Monza e Vigevano, ma nemmeno loro avevano posto".

Un'emergenza ribadita dal Servizio immigrati della Caritas, verso cui Tiziana Maiolo allarga le braccia: "Sulla nostra città ricade il flusso d'immigrazione proveniente dall'hinterland e da altre zone della Lombardia. Pertanto chiediamo alla Provincia e alle città di fare la loro parte, mettendo una mano sul cuore e l'altra in tasca -ha risposto la Maiolo, pur ribadendo che "in condizioni di emergenza un aiuto non è stato mai negato a nessuno". Un problema rilevato anche da Walter Izzo dell'associazione 'La Strada': "Spesso chi dovrebbe rimanere in una struttura d'accoglienza per qualche tempo poi non se ne vuole più andare, togliendo il posto a chi ha più bisogno. Da noi accade con una persona su tre". 


Autore: ar
Fonte: Redattore Sociale