''I medici denuncino gli abusi di cui sono testimoni nei Cpt''


Pubblicato il 24.10.2005 in News Sociale

Lettera aperta dell'Osservatorio nazionale sulla salute globale e la Società italiana di medicina delle migrazioni.

“Il reportage sul centro di permanenza temporanea di Lampedusa non ha sorpreso i sanitari che operano con la popolazione immigrata, poiché la testimonianza del giornalista dell’Espresso è coerente con i racconti dei pazienti che quotidianamente frequentano i servizi di assistenza sanitaria agli stranieri”. Inizia così la lettera aperta ai medici scritta dai responsabili dell’ Osservatorio italiano sulla salute globale e della società italiana di medicina delle Migrazioni. Il dibattito sulle condizioni di vita nei CPT sollevato dal reportage di Fabrizio Gatti, il giornalista che per otto giorni, fingendosi clandestino, ha vissuto dentro il CPT di Lampedusa, ha suscitato  la  dura reazione della comunità medica nei confronti di queste strutture. L’osservatorio italiano sulla salute globale, organismo indipendente nato nel 2002, e la Sociètà italiana di medicina delle migrazioni hanno predisposto un documento comune perché anche all’interno dei Cpt venga assicurato e garantito il rispetto dei diritti umani. Il documento ribadisce il dovere dei medici e delle loro organizzazioni di non rinunciare al ruolo di “difensori della salute fisica e psichica della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, quali che siano le condizioni istituzionali nelle quali operano”, così come stabilito dall’art 3 del codice di deontologia medica.

Nella lettera i Cpt vengono definiti “ uno spazio sottratto al controllo della società” dato che “  al loro interno non è permesso l’accesso come osservatori nemmeno ai Parlamentari, ai Presidenti delle Regioni ed alle Commissioni per i diritti umani delle Nazioni Unite.” In questi luoghi, proseguono le due organizzazioni “esiste oggi il pericolo che una parte consistente della popolazione mondiale venga privata di fatto dei diritti basilari, creando un pericoloso precedente che mette a repentaglio tutti”. Nel documento viene sottolineato il ruolo fondamentale dei medici per la tutela dei diritti della popolazione, riconosciuti a tutti gli esseri umani che, come recita la Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali adottata il 27 dicembre 1978 dalle Nazioni Unite, “nascono uguali in dignità e diritti e fanno tutti parte integrante dell'umanità.”

“Non pochi tra gli immigrati che sbarcano sulle coste italiane sono profughi che legittimamente chiedono asilo al nostro Paese - prosegue il documento -  e alcuni di loro, vittime di violenze o torture nei paesi di origine, sono persone traumatizzate psichicamente e quindi estremamente vulnerabili che possono avere crisi psicopatologiche anche gravissime se esposti nuovamente a condizioni di trauma.” L’osservatorio sulla salute globale e la società di medicina delle migrazioni lanciano dunque un appello a tutti i medici perché si impegnino nella difesa dei diritti dei migranti. In particolare ai medici viene chiesto di: riconoscere e testimoniare i casi di tortura, violenza e crudeltà senza falsificarne le prove mediche o tentare di nasconderle. I medici, si legge ancora nel documento, devono difendere la loro indipendenza “dalle ingerenze del potere politico, giudiziario e dalle forze dell’ordine”, operare per porre fine alle condizioni di abuso e porre le condizioni per evitare che queste  possano ripetersi. Infine, i medici vengono invitati ad opporsi a qualsiasi politica sanitaria discriminatoria e a denunciare gli abusi e le violazioni dei diritti umani di cui sono stati testimoni.

“Crediamo che un intervento attivo dei medici e delle loro organizzazioni possa e debba far emergere situazioni come quella del Cpt di Lampedusa senza bisogno di finti immigrati e possa d’altra parte prevenire che accada ancora ad altre persone” concludono le due organizzazioni.


Autore: Francesca Mozzi
Fonte: Redattore Sociale