Guerra al lavoro nero cinese


Pubblicato il 19.07.2005 in News Sociale

Presentati a Milano i risultati dell'operazione ''Marco Polo'', coordinata dal ministero del Welfare: controlli su 119 aziende e 914 lavoratori in 5 Regioni. 

Il Governo italiano ha dichiarato guerra al lavoro nero cinese. Con l'operazione "Marco Polo", che ha visto impegnati 58 ispettori del ministero del Welfare, 53 carabinieri del  Nucleo Ispettorato del Lavoro (Nil), 165 carabinieri dell'Organizzazione territoriale e 12 ispettori di Inps e Inail, sono state ispezionate 119 aziende (in gran parte del settore tessile) e sono stati effettuati accertamenti su 914 lavoratori in Lombardia (Brescia e Como), Marche (Ancona e Ascoli Piceno), Puglia (Bari),Toscana (Pistoia e Prato) e Veneto (Padova e Treviso). L'82% delle aziende ispezionate, tutte intestate a cinesi, presentava forti irregolarità e il 58% dei lavoratori (tra cui 9 minori) era in situazione di irregolarità: di questi il 66% (352 persone) risultava impiegato 'in nero'e il 34% (181 persone) era clandestino. I risultati dell'operazione, che ha portato all'arresto di 23 persone, alla contestazione di 121 illeciti di natura penale e di oltre 2000 illeciti amministrativi (con sanzioni per circa 400mila euro), sono stati illustrati questa mattina a Milano durante una conferenza stampa alla Direzione generale del ministero del Lavoro per la Lombardia. 
"Questo è un piccolo Stato nello Stato, un autentico Terzo Mondo dentro i nostri confini, organizzato e allestito forse anche con complicità locali -ha detto Roberto Rosso, sottosegretario al Lavoro-. Quel che colpisce è la grandezza del fenomeno che abbiamo scoperto. Ci siamo infatti trovati di fronte ad una vera e propria organizzazione industriale clandestina e l'introduzione nel nostro territorio di metodi di lavoro che, per la loro durezza e disumanità, forse non vengono praticati nemmeno in Cina". Il materiale filmato dagli ispettori documenta condizioni di vita e di lavoro insostenibili: "Abbiamo trovato centinaia di famiglie costrette a  vivere, mangiare e fare figli all'interno di capannoni dismessi, in cui lavoravano di notte per non destare sospetti -prosegue Rosso-. Dopo aver vissuto per 5-7 anni in queste condizioni, queste persone potevano riscattare la propria libertà, ma alcuni rimanevano come sfruttatori".  Una situazione che potrebbe coinvolgere anche imprenditori italiani: "Non abbiamo trovato soltanto laboratori di contraffazione di prodotti tessili, ma anche posti in cui si assemblano componenti di salotti, parte di un processo produttivo più articolato", ha detto Antonio Marcianò, Direttore Generale del ministero del Lavoro per la Regione Lombardia. In attesa che la magistratura verifichi le eventuali connivenze con gli imprenditori italiani, l'attività di ispezione sul territorio sta per essere rafforzata dall'arrivo di 800 nuovi ispettori del lavoro, selezionati tra laureati in economia, giurisprudenza ed ingegneria.

Redattore Sociale


Autore: ar