Dipendenti sì, ma non da droghe e alcol


Pubblicato il 30.08.2005 in News Sociale

La Regione Lombardia approva un decreto per l'insermento lavorativo delle persone con problematiche di dipendenza. Previsto un finanziamento di 1 milione di euro. 

La Regione Lombardia ha approvato un finanziamento di 1 milione di euro per l'inserimento lavorativo delle persone con problematiche di dipendenza (decreto n. 11954 del 1 agosto, ndr). Il termine ultimo per presentare i progetti alla direzione Famiglia e solidarietà sociale della Regione Lombardia è fissato per il 30 settembre. Le richieste di contributo possono riguardare progetti già avviati nel corso del 2005 o in fase di realizzazione. Per avere ulteriori informazioni è possibili consultare il sito: www.famiglia.regione.lombardia.it.

"La tossicodipendenza disconnette la persona dal contesto sociale – spiega Riccardo Gatti, responsabile del dipartimento Dipendenze dell'Asl città di Milano -. Il lavoro aiuta queste persone a recuperare il tempo perduto". La droga, come l'alcol o il gioco d'azzardo, si trasformano per alcuni in un comodo sostituto alla vita di relazione. Il primo effetto è il disinserimento sociale. "Avere un'occupazione permette loro di ricostruire un ritmo di relazione più vicino alla normalità – prosegue Gatti -. Uscire dalla dipendenza é imporTante. Ma la droga produce un vuoto che va riempito. Il Tossicodipendente è come un corridore a cui hanno tagliato le gambe. Per superare il suo handicap deve fare allenamento".

 Non esistono mestiei più adatti di altri per chi ha un passato da dipendente. Ma ci sono ambienti più preparati di altri a accoglierli. "I tossicodipendenti devono imparare a camminare da soli, ma è importante che intorno abbiano un contesto solido, in grado di accompagnarli e supportarli". Il rischio latente in molti progetti di rinserimento lavorativo è di creare delle riserve di marginalità. L'opposto dell'integrazione. "Non basta organizzare un laboratorio e metterci a lavorare chi è in difficoltà. La dipendenza è un problema olistico, riguarda l'individuo nella sua complessità – continua Riccardo Gatti -. È necessario trovare loro un posto di lavoro, ma soprattutto un luogo dove possano ricostruire il senso della propria vita".

I pregiudizi rimangono l'ostacolo maggiore da superare per i dipendenti. La droga rimane un problema personale: "Un amore finito, la morte di un conoscente o un problema di salute trovano la solidarietà dell'ambiente di lavoro – commenta il responsabile del dipartimento Dipendenze -. Quando però si parla di droga nasce la diffidenza. Non si innesca infatti quel processo di identificazione che permette di condividere con i colleghi i problemi e di ricostruire insieme una storia comune". Le risorse finanziare messe in campo dalla Regione Lombardia sono un contributo cospicuo. "È positivo che ci siano,  certo non sono tutto. Nella selezione dei progetti occorre pensare che si tratta sempre di situazioni delicate. Il fallimento dei progetti sarebbe vissuto dai tossicodipendenti come un fallimento personale".

Redattore Sociale


Autore: Eps