Affidamento condiviso


Pubblicato il 15.07.2005 in News Sociale

Magnolfi (Commissione giustizia): ''Passare alla condivisione del ruolo genitoriale mi sembra un enorme passo in avanti. Invito le associazioni a riflettere su questo''. 

“Il testo passato alla Camera è comunque un grande passo avanti rispetto agli articoli 155 e seguenti del Codice civile, che non prevedevano l’affidamento congiunto e condiviso: era solamente una possibilità subordinata al consenso di entrambi gli ex coniugi”. Così l’onorevole Beatrice Magnolfi, deputata dei Democratici di Sinistra e membro della Commissione giustizia della Camera dei Deputati, si esprime a riguardo del ddl sull’affidamento condiviso approvato la settimana scorsa.

Ritiene quindi che l’approvazione del disegno di legge sia un passo in avanti?

“Aver inserito nel Codice civile questo tema - ovvero che non si smette di essere genitori dopo la separazione con tutti i doveri, non solo i diritti – è una conquista culturale, non solo giuridica”.

Ma le associazioni, soprattutto dei padri separati, lamentano molte carenze nel testo approvato…

“Invito le associazioni a riflettere su questo grande passo avanti compiuto con l’approvazione della legge alla Camera; veniamo da secoli di divisioni di ruoli nella famiglia in rapporto ai figli, con un ruolo materno preminente ed esclusivo. Passare a questa condivisione del ruolo genitoriale mi sembra un enorme passo in avanti”.

Un miglioramento anche della legge precedente?

“Un segnale dato ai tribunali, ai magistrati, alla giurisprudenza: devono considerare come via maestra e strada preferibile, in prima istanza, quella di dare l’affidamento ad entrambi i coniugi. Lo stesso messaggio viene dato ai genitori separati. Si tratta sempre di scelte complicate che attengono alla sfera affettiva e soggettiva. Vogliamo comunque evitare soluzioni rigide, uguali per tutti, obbligatorie; la mediazione familiare è importantissima e andrebbe fatta crescere in Italia, con standard di qualità affidabili e seri, e soprattutto servizi gratuiti all’interno dei Comuni: altrimenti – se obbligatoria - la mediazione diventerebbe un passaggio burocratico che prescinde dall’adesione a questo percorso; dalle legge è stato tolto il mantenimento diretto obbligatorio, sempre e comunque, che in alcuni casi per motivazioni oggettive e soggettive diventava benzina sul fuoco del conflitto, un’invasione nella vita quotidiana non gestibile in pratica. Restano quindi gli assegni di mantenimento”.

Altre novità significative del ddl?

“Un’altra innovazione grande, poco sottolineata, è che se il figlio viene affidato a un genitore, l’altro non perde l’esercizio della potestà genitoriale (che noi vorremmo chiamare piuttosto ‘responsabilità’). L’affidamento non è più esclusivo, quindi, anche se non c’è la convivenza con il figlio. La sfida è quella di trovare una via davvero diversa”.

Ci sono anche motivi d’insoddisfazione nel ddl approvato?

“Non sono stati chiariti a sufficienza i criteri con cui viene assegnata la casa familiare: un punto su cui si verifica spesso un contrasto; si litiga molto più spesso per i soldi e per la casa che per i figli. Ma il superiore interesse del minore è anche diritto della continuità della residenza, non un pendolarismo eterno con la valigia in mano tra due case. Occorre tener conto del bisogno di punti di riferimento per il bambino: stessa scuola, stesso distretto sanitario. Il buon senso di chi dovrà giudicare prevarrà, tuttavia può essere meglio specificato. Non si capisce l’automatismo per cui se un genitore si rifà una vita perde automaticamente il diritto alla casa; invece è necessario prendere atto del cambiamento e se è congeniale al diritto del bambino. Dipende dalle situazioni: c’è chi si approfitta di un ex coniuge e chi invece no. Per il momento resta questo automatismo che volevamo eliminare”.

Nella stesura del testo che ruolo hanno avuto i suggerimenti delle associazioni?

“Nelle audizioni della Commissione giustizia della Camera abbiamo ascoltato tutte le associazioni; alcune ci hanno interpellato in maniera dialogante e civile, altre con un atteggiamento di rivalsa e un punto di vista molto radicale. Il positivo che è stato raggiunto nel ddl è dovuto anche a loro: hanno il merito di aver sollevato questo vero dibattito nel paese; bisogna sottolineare che non c’è stato lo scontro tra maggioranza e opposizione su questa legge. Un testo che non assume l’ottica della qualità di genere, ma quella del bambino; non è una legge che difende l’interesse di una lobby, per quanto nobile, come quella dei padri separati, ma dei bambini. Siamo passati da un testo adultocentrico a quello sull’interesse di ogni singolo figlio. Certo, si dovrebbe aprire la partita della condivisione di cura e domestica già dell’inizio del matrimonio, prima della separazione. Ci auguriamo che la legge venga discussa presto in Senato e non stravolta”.

Redattore Sociale


Autore: Lab