Abolizione delle tasse scolastiche e aiuti per 4.4 miliardi di euro per garantire l’istruzione primaria


Pubblicato il 08.09.2005 in Eventi

L'educazione per tutti i bambini è un obiettivo possibile. Save the Children presenta un dossier sull'accesso all'istruzione. Le bambine le più penalizzate: in 58 milioni non vanno a scuola.

Queste alcune delle raccomandazioni di Save the Children che in occasione della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione che si celebra oggi e in vista del Summit Mondiale delle Nazioni Unite il 14 settembre  a New York ha pubblicato ieri il dossier “Educazione per tutti i bambini. Un Obiettivo possibile. Nonostante povertà, Aids, guerre”. L’organizzazione traccia un bilancio dell’accesso all’educazione per i minori del mondo, con particolare riguardo alle condizione della bambine: 103 milioni di bambini fra i 5 e i 10 anni non vanno a scuola, 58 milioni sono bambine, le più penalizzate nell’accesso all’istruzione. Significativa la condizione dell’Africa sub-sahariana dove circa 22 milioni di bambine non vanno a scuola. Spiega Filippo Ungaro portavoce di Save the Children “La povertà, la diffusione dell’Aids, le guerre, i pregiudizi culturali sono le principali ragioni dell’esclusione di tanti minori dalla scuola. E a pagare il prezzo più alto sono le bambine. Se una famiglia ha difficoltà a trovare i soldi per pagare le esorbitanti tasse scolastiche, le ragazze sono le prime a rimanere a casa per occuparsi dei fratelli più piccoli o per lavorare. A volte può essere un ambiente scolastico ostile, con insegnanti che addirittura esigono prestazioni sessuali dalle alunne, a scoraggiare l’istruzione femminile. Abbiamo anche testimonianze di bambine, per esempio in Liberia, costrette a prostituirsi per pagarsi la scuola”. A ciò si aggiungano strutture scolastiche non a misura di bambine, prive, per esempio, di servizi igienici separati, e credenze religiose e dettami sociali che sollecitano le bambine a rimanere casa.

Tuttavia alcune nazioni “povere” che facendo notevoli  sforzi per garantire ai minori, e in particolare alle bambine, il diritto all’educazione. Secondo il Dossier sono 4 (su 71 paesi del Sud del mondo presi in esame) le nazioni che hanno realizzato i maggiori progressi nel settore dell’educazione delle ragazze fra il 1990 e il 2000: si tratta di Bolivia, Kenya, Camerun e Bangladesh che hanno visto aumentare sensibilmente il numero di iscrizioni alla scuola primaria, la permanenza a scuola delle bambine e delle adolescenti, il numero di iscrizioni femminili rispetto a quelle maschili. In Bolivia, per esempio, il tasso di minori che concludono il ciclo di scuola elementare è cresciuto del 30% e attualmente il numero di bambine e bambini che frequentano la scuola primaria è più o meno lo stesso. Nel 1990 le femmine rappresentavano il 10% in meno dei maschi.  In Bangladesh ad arrivare in quinta elementare erano il 47% degli iscritti nel 1990 a fronte del 65% nel 2000 mentre il tasso di iscrizioni delle bambine al primo anno di elementari è passato dal 64% al 98%. In coda alla graduatoria si trovano invece Rwanda, Iraq, Malawi ed Eritrea che registrano i minori progressi nell’educazione soprattutto delle bambine, a causa di  fattori negativi come guerra, l’Aids, la rapida crescita della popolazione. “Sono diverse le misure e iniziative attraverso le quali alcuni stati “virtuosi” stanno riuscendo nell’impresa di portare a scuola più bambini possibile. – spiega il dossier - Si va da radicali riforme legislative del sistema scolastico, come in Bolivia, a massicce campagne di sensibilizzazione e all’introduzione di innovativi programmi di scolarizzazione. Ciò che accomuna questi paesi, in ogni caso, è una forte volontà politica e consistenti finanziamenti tesi a migliorare l’intero sistema scolastico e a favorire l’accesso gratuito all’istruzione”.

Secondo Save the Children “l’abolizione delle tasse scolastiche è uno dei provvedimenti più urgenti e necessari”. In Liberia, per esempio, mandare un bambino a scuola costa metà dello stipendio medio pro capite che è di circa 92 euro. Ciò significa che una famiglia con due figli dovrebbe spendere l’intero salario di un anno per garantire loro un’istruzione. Si calcola che, se le tasse fossero abolite in 13 stati sub-sahariani, oltre 4.5 milioni di bambini potrebbero iscriversi subito alle elementari. “E’ ormai ampiamente riconosciuto che l’educazione è la leva dello sviluppo non solo personale ma anche dell’intera nazione”, spiega Ungaro. Sin dagli anni ’90 è stato, per esempio, riconosciuto, lo stretto collegamento tra crescita economica e livelli di alfabetizzazione di un paese. Si stima che ad un aumento dell’1% del tasso di alfabetizzazione femminile corrisponda una crescita dello 0,37% del reddito annuo pro capite.  Analoghi effetti si hanno sul versante delle condizioni di salute generali: si calcola che ad un aumento dell’1% del tasso di alfabetizzazione faccia seguito una crescita del 2% della speranza di vita. “Inoltre una più diffusa istruzione incentiva la partecipazione politica e sociale delle persone”, prosegue Ungaro, “e ciò vale ancor più quando si riduce il divario fra scolarizzazione femminile e maschile con una conseguente maggiore presenza delle donne in ruoli chiave della società”.

Redattore Sociale