Sotto il cielo di Roma. Donne senza dimora


Pubblicato il 07.03.2023 in News Sociale

Il reportage di Redattore Sociale e Binario 95 racconta la realtà delle donne senza dimora nella Capitale, le loro storie e i progetti messi in campo per aiutarle

 


Delle oltre 20mila persone senza dimora prese in carico ogni anno dai servizi sociali nella Capitale 1 su 4 è donna. In vista dell’8 marzo Redattore Sociale e Binario 95 hanno realizzato il reportage “Sotto il cielo di Roma. Donne senza dimora”: un’indagine sul campo per comprendere chi sono le donne senza dimora nella Capitale, quali strategie mettono in atto per affrontare una vita così difficile e insicura e quali sono i progetti avviati per sostenerne la crescita personale e l’autonomia.

Il lavoro giornalistico è stato svolto da Antonella Patete, con il supporto grafico di Diego Marsicano, la supervisione organizzativa di Valentina Difato e l’imprescindibile supporto degli operatori e delle operatrici di Binario 95. Un ringraziamento particolare va a tutte le persone che hanno accettato di accompagnarci in questo viaggio e di raccontarci la loro storia.

Binario 95 è il Polo sociale di accoglienza e supporto per persone senza dimora, sito alla stazione di Roma Termini, uno degli snodi ferroviari più grandi d’Europa, finanziato da Roma Capitale in locali concessi in comodato d’uso gratuito da Ferrovie dello Stato Italiane alla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus. Con il suo Centro diurno e notturno, lo sportello di orientamento sociale Help Center, il Magazzino sociale cittadino NexTop MSC, l’unità di strada HCM (Help Center Mobile) e le case di accoglienza (Casa Sabotino e Casa 95), Binario 95 rappresenta da oltre 20 anni un punto di riferimento per coloro che versano in condizioni di povertà, disagio ed emarginazione sociale nella città di Roma.

"Sotto il cielo di Roma. Donne senza dimora" è anche un volume

Leggi con più calma il nostro reportage in una particolare veste grafica e in un'unica raccolta, adatta al digitale o alla stampa. E se conosci qualcuno a cui può interessare, diffondila!

Introduzione di Alessandro Radicchi

A Binario 95 in questi 20 anni di accoglienza, di donne ne sono passate tante: pazze e pittoresche, tenaci e creative, consumate e incontenibili, aggressive e simpatiche, stanche e fanatiche, belle, stralunate, indimenticabili.

Penso a Maria Rosaria, un’incredibile napoletana perduta in un delirio persecutorio e fantascientifico, vissuta per anni sulla banchina del binario 1, dormendo su un cartone, per poi il giorno stesso in cui si decide finalmente ad accettare le cure di una struttura sanitaria, muore in ospedale nelle stesse ore in cui il figlio, finalmente rintracciato, torna dall’Australia per vederla un’ultima volta dopo anni di lontananza. A Giovanna, star, suo malgrado, di “Roma fa schifo”, fotografata nel suo degrado dai censori del buon costume e accompagnata lentamente a ottenere, orgogliosa e sorridente, la sua tessera elettorale: “Ora posso scegliere anche io!”. Penso ad Anna Maria , anziana e senza denti, e alle sue poesie dedicate alla madre e a un’infanzia povera e dolce, medicina per una vita poco allegra. Ricordo gli abbracci di Natalì, ucraina da lunghi anni in Italia senza avere imparato più di tre parole della nostra lingua, eppure colorata di cappelli, di fiori, di foulard: un’artista nel fabbricare oggetti di carta che tutti i visitatori di Binario 95 guardano ammirati. Penso a Rosalba e al suo viso alla Picasso sul palco a impersonare Giulietta, in uno dei tanti nostri laboratori teatrali. E Marcella, forse la prima donna intercettata nel 2003 dal nostro Help Center della Stazione di Roma Termini, ragazza incinta, giovane, persa, che abbiamo protetto fino al parto avvenuto quasi in stazione, perché lei non voleva nessuno e non voleva aiuti ma poi, quando in ospedale ha incrociato gli occhi azzurri di quel fagottino che era uscito dal suo corpo, si è sciolta e sembrava non volesse più smettere di piangere.

E oggi, 20 anni dopo Marcella, penso alle tante meravigliose ospiti di Casa Sabotino, che ha segnato per noi di Binario 95 l’inizio di un nuovo capitolo dedicato all’accoglienza di genere in una casa vera, bella, luminosa, lontana dai luoghi più difficili e pericolosi per una donna che non sappia dove vivere. Qui capita di tutto, come nella vita: chi si affeziona al luogo, ne cura i fiori, si fa carico delle altre; e chi non ce la fa, rompe un piatto, tratta male tutti, si rifiuta di dormire nel suo letto. E poi ti dice che è proprio lì, di notte, che tornano i mostri quelli che le bussavano alla porta e poi abusavano di lei; ma sapere che nella stanza accanto ora ci sono le operatrici le dà più forza questa volta non per scappare, per affrontarli. Allora tu capisci. Non insisti, ma provi a offrire un altro sostegno, magari di tipo psicologico, allargando sempre di più la rete perché impedisca altre cadute.

Una rete, fatta di impagabili cooperative, associazioni e organizzazioni, operatrici e operatori del terzo settore, che in sinergia con le istituzioni più sensibili e lungimiranti, lavorano ogni giorno ben oltre il mandato delle convenzioni o dei contratti, per poter garantire dignità e diritti a quelle persone, a quelle donne. Una rete fatta di volontari che coprono gli spazi di empatia e condivisione che spesso agli operatori, per mandato e professionalità, non è concesso di esplorare; una rete fatta di imprese come le Ferrovie dello Stato Italiane che fin dall’inizio hanno permesso a questo treno della solidarietà e dei diritti di partire dal Binario giusto, il 95. E tante altre fondazioni o persone, fantastici privati cittadini, che ogni anno, ogni giorno, comprendono quanto sia difficile questo lavoro e, ognuna e ognuno a modo suo, ci mette un pezzetto per permetterci di creare opportunità, sogni, a volte miracoli. Senza di voi non saremmo nulla.

Una rete, come quella del trapezista, che quando i fili delle certezze delle nostre vite si spezzano, è pronta a proteggerci, raccoglierci e rilanciarci in alto, per ricominciare.

È questa rete che oggi protegge anche donne transgender, forse ancora più trascurate e mal giudicate, in un sistema di accoglienza, ma anche in una mentalità diffusa, rigidamente divisa tra maschi e femmine. Basti pensare che non esistono centri di accoglienza per coppie. Anche le storie delle persone senza dimora transessuali sono poco frequentate: è ancora un mondo oscuro, comunicativamente poco interessante per i sostenitori dei progetti di accoglienza, scabroso, se non facesse sorridere dirlo. Solo pochi giorni fa abbiamo proposto a una ragazza, appena sgomberata da una tenda, l’accoglienza: “Ma io sono un uomo”, ci ha risposto, abbassando gli occhi. A noi non importava, ma lei non è venuta ancora. Non era pronta, forse.

Ecco, in questo non c’è differenza di genere: venire via dalla strada, ricostruirsi, deve fare davvero male a volte. Noi che una casa ce l’abbiamo ci aspettiamo sempre che la gente che ne è priva accetti grata, in fretta e a testa china l’offerta di un posto, ma non è così. Ci vogliono tempo, costanza, rispetto e memoria: memoria di chi la persona di fronte a noi deve essere stata, prima di finire in strada. Anche se non l’abbiamo conosciuta, dobbiamo ricordarci che c’è stata un’altra vita prima di questa presente, così grigia.

A queste donne e alla loro felicità oggi vogliamo dedicare questo approfondimento. In un momento in cui le donne finalmente sembrano riprendere spazi importanti anche nella nostra politica, noi vogliamo entrare nella vita di quelle che ancora stanno lottando e la cui voce è spesso dimenticata. Vogliamo guardarne i volti belli, forti, pieni di rughe fatte di storie impossibili, fissare i loro occhi luminosi anche se stanchi, entrare sotto la loro pelle per percepirne per un attimo il dolore e la paura ma anche il profumo e la dolcezza; comprendere come alla fine quelle stesse donne potrebbero essere nostra sorella, la nostra compagna, nostra figlia, nostra madre. E perché no, la nostra segretaria di partito o presidente del consiglio.

Buona lettura.


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Sono quasi 24mila le persone senza dimora prese in carico ogni anno dai servizi sociali nella Capitale. Di queste 1 su 4 è donna e, tra le donne, quasi 1 su 3 è italiana. Secondo gli operatori di Binario 95, nell’area Termini-Esquilino stanziano quotidianamente circa 80 persone senza dimora, tra cui 10-15 donne


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