Senza dimora, la mappa di Bologna. «2mila euro al mese, poi il baratro»


Pubblicato il 25.10.2016 in Rete Onds


A poco più di un mese dall'avvio del piano freddo, un viaggio nel mondo degli "homeless" sotto le due torri

 

Con l’arrivo dell'inverno la città si sta preparando a dare un riparo a chi, per i casi della vita, si è ritrovato a dormire per strada. Si stima possano essere oltre 250 le persone senza dimora che passano la notte accampate nei punti più riparati dalle intemperie sotto le due torri. Circa il 40 per cento di queste sono figure note a chi, a vario titolo, si occupa di assistenza ai senza dimora. 

LE ZONE. I ripari scelti da queste persone sono grandi edifici vicini ai luoghi di passaggio o in prossimità di luoghi che offrono assistenza. Il piazzale della stazione centrale, l’autostazione, davanti qualche padiglione dell’ospedale S.Orsola, sulle scalinate del Paladozza, ma anche il liceo Righi e in prossimità delle porte Castiglione e S.Mamolo. Perfino i lontani portici di San Luca offrono un riparo dalla pioggia. Nei pressi della stazione si stima possano trovare rifugio un’ottantina di persone, mentre negli altri luoghi il numero arriva fino a 15, tra uomini e donne.

«No, guardi, per scelta nessuno veramente decide di rimanere in strada» chiarisce un'operatrice di una delle unità mobili che monitorano il fenomeno durante tutto l’anno. Nelle attività di monitoraggio più della metà delle persone accetta di essere aiutata, ma altre rimangono, loro malgrado, perversamente attaccate alla strada, anche d’inverno. «Chi rifiuta l’assistenza di solito rifiuta di ricominciare da capo. Si tratta di persone, per la maggior parte di nazionalità italiana, che in qualche caso guadagnavano anche 2mila euro al mese, prima di perdere tutto. Prima la perdita del lavoro, poi l’assottigliamento della rete sociale e, infine, l’allontanamento dagli affetti trascina con sé una spirale fatta di distaccamento, di perdita dell’autostima, di auto-isolamento, fino all’indigenza. Dopo aver toccato il benessere  ricominciare diventa difficile, a partire dalla condivisione degli spazi. Da qui il rifiuto di ripararsi nelle strutture collettive. Vivere per strada è usurante, per il corpo e per i nervi, ma risalire la china è sempre possibile. Abbiamo avuto un caso di tre signori anziani che dopo anni di vita in strada sono riusciti a rimettersi in piedi e a trovare lavoro».

HELP CENTER IN STAZIONE CENTRALE. Al Piazzale Est della stazione ferroviaria i gestori dell'Help center offrono un servizio di orientamento alle persone senza dimora, e smistano le richieste di aiuto presso strutture come dormitori e ambulatori. L’help center è un servizio cosiddetto a “bassa soglia”: chiunque può accedervi, senza filtri o burocrazia da svolgere. «Attualmente riceviamo una media di 20-25 persone» dichiara Ilaria Avoni, operatrice della struttura, che aggiunge: «Chi viene qui è un uomo, nel 70 per cento dei casi». Per la grande maggioranza le richieste sono di un posto letto, poi seguono le indicazioni su mense e ambulatori. Dalla fine dell’estate i contatti giornalieri stanno aumentando, per via della cattiva stagione e delle temperature che si abbassano. Nell’ultimo “Piano Freddo”, il dispositivo amministrativo che si attiva in inverno e quando le temperature si abbassano molto, il Comune di Bologna ha messo a disposizione - si legge sul sito - complessivamente 238 posti, suddivisi in 11 strutture. I luoghi per stare “al caldo” nel complesso ci sono, rimane però la difficoltà di chi ha perso tutto e deve ricominciare. E per ricominciare, serve un tetto.


Autore: Sirio Tesori
Fonte: Bologna Today