“Le stazioni? Passaggi forzati non attrezzati per i migranti”


Pubblicato il 13.07.2016 in News Sociale


Alessandro Radicchi: "Le stazioni diventano un luogo di passaggio quasi forzato ma non sono attrezzate per far fronte a questa massa di persone. Manca una programmazione da parte dei sindaci"

 

“I flussi migratori non sono un problema da risolvere ma da saper gestire.” Roma. Alessandro Radicchi, presidente della Cooperativa sociale Europe Consulting Onlus, osserva il flusso migratorio ogni giorno. “Gestiamo a livello nazionale per conto di Ferrovie dello Stato una rete di centri di orientamento sociale nelle stazioni che si chiama Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà. I locali sono concessi in comodato d’uso gratuito dalle Ferrovie dello Stato.”

L’Osservatorio è in grado di raccogliere e analizzare tutti i dati riguardanti il disagio ed è un punto di riferimento anche per le amministrazioni locali. “Le stazioni diventano un luogo di passaggio quasi forzato ma non sono attrezzate per far fronte a questa massa di persone. Manca una programmazione da parte dei sindaci.” Radicchi sottolinea che la conseguenza di amministrazioni che cambiano velocemente è la radicalizzazione di istituzioni troppo fragili per riuscire a pianificare un intervento efficace nel lungo periodo. Oltre a ciò, continua Radicchi, “il debito degli enti pubblici nei confronti dei servizi sociali è immenso. Chi sostiene questo debito è il terzo settore che con imprese, cooperative e associazioni radicate sul territorio manda avanti i servizi per conto delle amministrazioni pubbliche” spesso molto in ritardo con i pagamenti.

Intanto negli ultimi giorni la situazione sta degenerando. A seguito della chiusura delle frontiere del nord e dei cosiddetti “casi Dublino”, a Milano, in stazione centrale, l’Hub, che dovrebbe accogliere solo i migranti in transito, è pieno di richiedenti asilo. “Dall’ottobre 2013 ha visto passare circa 90.000 persone delle quali il 99% ha proseguito il proprio viaggio in Nord Europa. In questo momento i confini sono chiusi o semichiusi e poche persone riescono a passare. Il Comune di Milano aveva messo 600 posti a disposizione però attualmente 550 sono occupati da richiedenti asilo.” ci spiega Alberto Sinigallia, presidente dell’Associazione Progetto Arca che offre la prima accoglienza all’Hub. “Grazie alla chiusura del piano freddo in aprile siamo riusciti ad andare avanti utilizzando quei posti ma credo che nei prossimi giorni non saremo più in grado di accoglierli quindi le persone dormiranno per strada.”

L’Hub dovrebbe essere un’accogliente sosta dove ricevere cure sanitarie, ristoro, un cambio pulito e restare qualche ora prima di essere accompagnati nei centri. Nell’Hub si offre informazione legale ma non si fa domanda di asilo. In questo momento invece ci sono almeno 90 persone che ci dormono e alcune sono lì da una settimana. “Fino a qualche giorno fa qualcuno riusciva a passare la frontiera del Brennero, adesso stanno proprio respingendo tutti. Anzi un 20% di arrivi sono “casi Dublino”, Svizzera, Austria e Germania mandano indietro le persone.” L’emergenza nelle stazioni permane e la gestione del fenomeno migratorio, oltre ad essere programmata per il lungo periodo, dovrà essere implementata e migliorata.


Autore: Manuela Cioni
Fonte: Piazza Grande